lunedì 15 ottobre 2012

Intervista Giorgio Crico, ex studente Argonne




Laureando in lettere Moderne all'Università degli Studi di Milano, classe '88, Giorgio Crico è un fresco ex alunno della scuola. E' il primo di cinque figli, suona la chitarra e il basso elettrici, ascolta musica rock e scrive parecchio: infatti è un aspirante giornalista ed è al momento concentrato sullo sviluppo del progetto Echeion.it, laboratorio giornalistico online che cerca di poter fornire un'informazione agile, bella e completa ai ragazzi che non hanno tempo né voglia di confrontarsi con quella tradizionale.


Che cosa ti ha dato in particolare di positivo Argonne che ti è servito per la tua crescita personale?
Argonne mi ha dato moltissimo, dal punto di vista umano e trovare una sola cosa tra le tante che ho ricevuto, è difficilissimo. Se posso permettermi, però, tra tutto sceglierei forse il “senso critico”, un po’ perché mi sembra una risposta non scontata e purtroppo sottovalutata, un po’ perché ho sempre notato che spesso era questo a distinguermi dagli altri miei coetanei usciti da esperienze formative diverse. Credo che nel mondo di oggi, che manda al singolo tantissimi impulsi e messaggi differenti ogni secondo, sia particolarmente importante cogliere cos’è importante e cosa no, imparare a usare la testa per comprendere e decidere, in pratica, “comportarsi da uomo”.

In che modo Argonne ti ha aiutato ad affrontare il mondo professionale? 
Argonne mi ha aiutato soprattutto nel farmi capire cosa mi piacesse e quali siano le mie inclinazioni, oltre alla bellezza di far bene una cosa, fino in fondo e nei dettagli. Direi che soprattutto la forma mentis che la scuola mi ha dato è stata utile nel confrontarmi con i professionisti: rispetto e curiosità intellettuale ma senza avere paura!
  
Scuola omogenea maschile: un vantaggio o uno svantaggio? Perché? 
Direi un vantaggio: l’assenza delle ragazze ci ha consentito di crescere senza doverci confrontare con la loro competitività e le loro obiettivamente superiori facoltà, specialmente in determinati stadi dello sviluppo, che arrivano prima nelle femmine e solo poi nei maschi. Una “gara” scolastica con una ragazza a 14/15 anni è insostenibile per un futuro uomo; inoltre, un ambiente di soli ragazzi è estremamente più facile e meno stressante da gestire dal punto di vista della comunicazione! Lo spirito di cameratismo si crea, tra ragazzi, con atteggiamenti e battute che non appartengono alle ragazze e che quindi trovano irritanti. Un’altra cosa: le femmine tendono talvolta ad “adottare” (causa istinto di mamma probabilmente) i loro amici maschi e ad aiutarli, con i pigroni che talvolta approfittano troppo della cosa! Puoi conoscere elementi dell’altro sesso sicuramente al di fuori della scuola: per secoli c’è stata una nettissima separazione tra maschi e femmine nei percorsi educativo-formativi ma questo non mi sembra abbia portato all’estinzione dell’umanità, anzi…

 Un mondo tutto maschile: assomiglia più ad una caserma, ad una squadra sportiva o a un'avventura di pirati? Perché?
Direi un po’ di tutt’e tre le cose, ma soprattutto una squadra sportiva, perché chi sbaglia non deve né passare la notte in guardina né passeggiare sul ponte! Battute a parte, i professori somigliano più a una società sportiva che non a un capitano dispotico o un generale roccioso: ognuno col suo stile, hanno sempre cercato di trasmetterci gli “schemi” per farci maturare e diventare uomini senza perdere di vista la “tattica” globale e più adatta per la classe tutta.


Puoi condividere un breve ricordo, un episodio, della sua vita scolastica?  
Ricordo sempre con molto piacere il discorso di commiato del prof. Samek, in quinta liceo. Oltre all’alto grado de emozione che ci ha provocato, è stato molto forte scoprire che tutto l’impegno che aveva messo nell’insegnare a noi non era tanto per portarci a sapere la filosofia, sua materia, ma piuttosto per farci diventare più uomini.

Perché scegliere oggi Argonne?
Perché Argonne, a mio parere, è l’unica realtà scolastica milanese che, non solo nei singoli docenti, come magari può capitare di trovare altrove, ma proprio nel “sistema” che ha e che mette in pratica, cerca di far uscire da ogni ragazzo l’uomo che sarà, senza fermarsi all’aspetto didattico. Al giorno d’oggi c’è un bisogno, non esagero, disperato di aiutare le famiglie nel difficile compito educativo. Il solo nucleo d’origine non basta più: di fronte a questa emergenza educativa la scuola deve assumersi un ruolo molto più presente e deciso, come il FAES cerca di fare da trent’anni. Il tutto rimanendo sempre e comunque una scuola d’eccellenza, che alla fine è il motivo base per cui una scuola venga scelta anche da chi, almeno in origine, non pensa che sia il luogo dove ampliare e migliorare la formazione personale.

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