martedì 18 dicembre 2012

Che cosa vuol dire educare?




Che cosa vuol dire educare oggi? Quali sono le responsabilità di genitori e scuola, il dovere che entrambi –ognuno con il suo ruolo si intende- hanno nei confronti dei figli? 

Varrà la pena riflettere in più post sul discorso che il Santo Padre ha rivolto ad un gruppo di ambasciatori presso la Santa Sede nel mese di dicembre su questo argomento perché, come sempre, le sintetiche parole e mai banali del Papa racchiudono un patrimonio da valorizzare e sfruttare, spunti significatici sui quali, magari anche per non condividerli. 
Lo faremo in alcuni post periodici che ci guideranno nel dialogo sul tema dell'educazione e che, grazie alla vostra collaborazione, potranno fornire spunti preziosi e concreti per essere sempre migliori come genitori.

Partiamo da questa prima frase:
Esaminando le numerose sfide della nostra epoca, possiamo constatare che l’educazione occupa un posto di primo piano. Essa avviene oggigiorno in contesti in cui l’evoluzione degli stili di vita e di conoscenza crea fratture umane, culturali, sociali e spirituali inedite nella storia dell’umanità. Le reti sociali, altra novità, tendono a sostituire gli spazi naturali della società e della comunicazione, divenendo spesso l’unico punto di riferimento dell’informazione e della conoscenza. La famiglia e la scuola non sembrano essere più il terreno fertile primario e naturale da dove le giovani generazioni attingono la linfa nutritiva della loro esistenza”

Internet sostituisce la famiglia? La scuola smette di educare? Hai mai avuto questo compito? Quali le conseguenze?
Già Mariolina Migliarese nel suo intervento in occasione dell’Open Day delle scuole milanesi –qui il breve audio che parla di questo argomento, estratto dall’intervento completo- aveva sollevato questa domanda nei presenti: quando cercate una scuola, cercate una agenzia che vi sostenga nel compito educativo, per prolungare e rafforzare il progetto educativo che avete per i vostri figli, o solo un erogatore di nozioni (che peraltro non sono mai neutre e prive di sfumature educative)?
Stiamo vivendo in una società che ha smesso di educare i giovani credendo in uno spontaneismo, in una capacità dei figli di trarre dall’esperienza le nozioni di auto-istruzione che li renderà cittadini responsabili? Siamo sicuri che l’assenza di educazione non sia un atto di estremo amore, ma piuttosto quello di un massimo e sottile egoismo? Non la rinuncia ad un diritto, quanto la fuga da un dovere, forse IL DOVERE massimo di un genitore? Fa bene chi lascia al figlio di pochi mesi/anni l’incombenza di decidere cosa fare: cosa mangiare, quando e dove andare a dormire, se andare o no a trovare la nonna, se vedere o no la televisione? 
Non stiamo scappando dal nostro ruolo caricando i nostri figli di responsabilità che non possono assumersi non avendo i sufficienti elementi per farlo? E la rete, che indubbiamente riempie questi spazi, è un surrogato adeguato o un vuoto nel quale i nostri figli rischiano di piombare? Fanno bene quei genitori che aiutano i figli a mentire, barando sulla loro reale età, per permettere loro di aprire un profilo Facebook prima dei tredici anni?

Domande che ognuno di noi dovrebbe porsi per capire come mai questa società sta andando allo sfascio sistematico, premiando davvero chi esercita la forza in tutte le sue forme, da quella fisica a quella criminale a quella manipolatoria.

Che cosa può fare la famiglia per riprendere in mano il ruolo che le compete, che ha il dovere di assumere, e come può ottenere dalla scuola l’aiuto dovuto?


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