lunedì 4 febbraio 2013

Geni si nasce!



Cosa fare se il proprio bimbo, alla tenera età di 5 mesi gattona, a 9 cammina, a 18 sa contare fino a dieci, riconosce tutti i colori o sa disegnare un cerchio perfetto?
In America hanno un classificatore da noi molto poco usato (anche per il suo relativo valore), il fatidico
 Q.I.

Innanzitutto bisognerebbe evitare di sottoporre bambini e ragazzi a pressioni che la loro giovane mente non è in grado di sopportare, evitando di farli sentire troppo diversi dagli altri e cercando invece di rendere loro l'apprendimento sempre interessante ed emozionante. Infatti, il rischio principale e che sui banchi di scuola questi bambini si annoino, imparino a dare per scontanti alcuni risultati. In molti casi sono addirittura a rischio di insuccesso e alcuni abbandonano gli studi. Per loro le normali lezioni sono banali.

La scuola, bene o male, cerca di accompagnare la maturazione dei bambini e dei ragazzi con il tipo di apprendimento adatto, e allora è più che comprensibile il terremoto psichico che si può creare nella mente di un bambino se a 10 anni finisce il liceo e a 14 l'università.

Secondo la Commissione europea nelle classi italiane c'è un numero di "piccoli geni" compreso fra 200 e 700 mila, ma spesso gli insegnanti non sono in grado di riconoscerli. Il rapporto Eurydice
 dal titolo "Misure educative specifiche per la promozione di tutti i talenti in Europa" segnala che in Italia non esiste una legislazione che affronti la questione, non ci sono strumenti specifici per l'individuazione dei ragazzi dotati di talenti particolari e mancano percorsi mirati per chi mostra capacità al di sopra della norma.

La raccomandazione del Consiglio d'Europa del 1994 già insisteva sulla necessità di offrire a questi alunni un sostegno adeguato. «Esistono alunni con bisogni particolari - si legge nel documento - per i quali occorre adottare disposizioni speciali. Gli alunni superdotati sono fra questi, essi devono potere beneficiare di condizioni di insegnamento appropriate che permettano loro di mettere pienamente in atto le loro potenzialità, nel loro interesse e in quello della società. Nessun Paese può permettersi di sprecare dei talenti».

In quasi tutti i 30 Paesi europei analizzati, Italia compresa, esiste una definizione degli alunni "superdotati", anche se da noi non è ancora stato adottato nessun "criterio di appartenenza" e non esistono percorsi particolari da seguire: così gli insegnanti e i genitori devono basarsi unicamente sul loro intuito. 

In quasi tutti i Paesi sono previsti percorsi particolari, come corsi potenziati frequentati da gruppi omogenei, o anche corsi extrascolastici di approfondimento. In ogni caso ai piccoli geni viene offerta la possibilità di accorciare il normale percorso di studi. In Francia, ad esempio, gli alunni possono seguire sezioni con insegnamento differenziato: sport, musica e danza per coloro che manifestano un talento particolare in questi ambiti. In Spagna è invece possibile saltare anche tre anni rispetto alla durata ordinaria dei percorsi di studio.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.