mercoledì 22 maggio 2013

Essere genitori oggi, sfide e risposte


Genitori all'ascolto, la dottoressa Mariolina vi ha dato tanti suggerimenti nel post precedente, ma non potete perdere il suo contributo dal vivo. Venite sabato 25 maggio alle ore 10.00 presso l'Aula Magna dell'Istituto Maria Immacolata in via A.Visconti d'Aragona, la dottoressa sarà presente per un incontro tutto dedicato alle paure e alle gioie di essere genitori "Ci chiama mamma e papà, e adesso?" 
Inoltre se non sapete a chi lasciare i vostri bambini non preoccupatevi, sarà infatti disponibile il servizio babysitter durante l'intero svolgimento dell'incontro!

Aspettando di sentire i consigli sull'argomento dall'ospite di sabato mattina, vi lasciamo con una breve riflessione di Marco Manica, che risponde a una domanda che prima o poi ogni genitori si pone: 

Ai figli si deve dare sempre ragione?


Il “no” rivolto al figlio per motivi ragionevoli e in modo appropriato, può dimostrargli il nostro amore e contribuire a farlo crescere forte e sicuro di sé
“La maggior parte dei genitori vorrebbe sempre dire sì ai figli – afferma Jesper Juul, terapeuta familiare e autore di diversi libri per genitori -. Vogliamo dare loro tutto ciò che è in nostro potere e saremmo pronti a sacrificare la nostra vita per loro. Questo è del tutto logico, dato che il sì è, per eccellenza, l'emblema dell'amore” (J. Juul, I no per amare, Feltrinelli). Dire sì è efficace nell’educazione dei figli se è in vista del loro bene, se proviene dal profondo del cuore e se è libero da aspettative o secondi fini strategici.
La letteratura pedagogica e le esperienze ci confermano che i genitori hanno sempre avuto difficoltà a dire no. “Se oggi guardo indietro la mia vita privata e professionale, mi rendo conto che la maggior parte delle difficoltà e dei conflitti in famiglia nascono anche perché i componenti non sono in grado di dire no, pur desiderando farlo. Perché non si definiscono i propri confini personali e non si esprimono con sufficiente chiarezza. (J. Juul, cit.).
Un padre ha scritto di recente: “Ci sono genitori che insegnano ai propri figli che, se un vigile gli fa la multa perché in 14ª fila con il suv, devono poterla contestare perché il vigile è uno che non capisce nulla. Anche io ho il suv. Se un vigile vuole farmi la multa, inizio a piangere, a strapparmi i capelli, a dire che gli alieni hanno rapito i figli. Ma se il vigile quella benedetta multa la stacca, la pago. Entro in macchina e dico ai miei figli che io ho sbagliato. Dico loro che se quando avranno l'auto prenderanno la multa, dovranno pagarsela in qualche maniera. Tutto è opinabile ora. Tutto contestabile. Ma come si possono contestare insegnanti, forze dell'ordine, valori imprescindibili e chi più ne ha ne metta?
Mio figlio di qua, mio figlio di là... ma basta. Se io esco con gli amici, non parlo dei figli. Esco con gli amici perché voglio divertirmi con loro. Non faccio a gara sui risultati scolastici. Tempo fa hanno picchiato un professore di ginnastica: pazzesco. Ho personalmente assistito a genitori che duellavano circa il programma scolastico, a loro avviso non idoneo. A loro avviso? Ma di cosa stiamo parlando? Non ci sono più i ruoli. (Lettera di Alessandro Mozzati a Panorama, 14.03.12)
I genitori che vogliono risparmiare ai figli qualsiasi frustrazione non sono di solito motivati dall'amore ma dal sentimentalismo o dal desiderio di essere considerati un buon padre, una buona madre. Amare vuol dire offrire al figlio ciò di cui ha realmente bisogno per condurre una vita buona. Ecco perché un no è spesso la risposta più amorevole che un figlio possa ricevere, benché richieda ai genitori sacrificio di se stessi.

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