sabato 18 maggio 2013

Giovani scrittori crescono: Federico Scolari e il suo racconto "vincente" (terza parte)

Terzo e ultimo appuntamento con il racconto di Federico Scolari, primo classificato al Concorso letterario Ares Faes.

Qui trovate la prima parte 
e qui la seconda parte del racconto di Federico




Capitolo 11: Il sole era ormai bollente. Gli amici non sembravano essere condizionati dall’eccessivo calore, perché erano troppo concentrati nel seguire l’uomo davanti a loro. Dopo pochi minuti entrarono all’interno della piccola cittadina, osservando le case in muratura e le persone che vi abitavano. Attorno alla cittadina sorgeva una fortezza, dove nascevano canali che collegavano il paese alle oasi circostanti e quindi ai verdi campi coltivati dove già dalle prime ore del mattino lavoravano degli uomini abbigliati come la loro guida. L’uomo girò a destra e prese un vicolo, ordinando agli amici di fermarsi. Proseguì qualche metro e bussò alla porta di una piccola casetta; ad aprirgli c’era un uomo alto, scuro di carnagione, con cui dialogò per diversi minuti. Giunsero alla conclusione di ospitare i ragazzi nella casa dello sconosciuto, fino a quando non avrebbero trovato per loro una buona sistemazione. Lo sconosciuto e la moglie li trattarono nei giorni seguenti in maniera aperta, rispettosa, quasi come se i ragazzi fossero delle personalità importanti; l’atmosfera nella casa era tranquilla e spensierata, soprattutto per il riguardo che i due coniugi avevano verso gli amici. Qualche giorno dopo l’uomo che li aveva guidati fino alla cittadina venne a prenderli in compagnia di un uomo basso e tozzo, dall’aspetto bonario. “Il faraone vi ha convocati!” disse all’improvviso l’omino, con una voce che non gli si addiceva proprio “dovete recarvi al palazzo reale, nostra Eccellenza desidera parlarvi.” “Cosa? Chi siete voi? Perché dobbiamo andare dal faraone? Che storia è mai questa!” “Lo scoprirete seguendoci nel viaggio che vi porterà da nostra Altezza” “Ma cos…” “Senti Biro, è meglio seguirlo… forse lui sa come tirarci fuori dai guai… non abbiamo altre soluzioni” consigliò bisbigliando Giulia “Eh va bene, andiamo!” “Ottima scelta, Biro”. Così i nostri amici si incamminarono verso la residenza reale del grande faraone d’Egitto. 

Capitolo 12: dopo ore e ore di interminabili passi i ragazzi videro spuntare in lontananza un palazzo enorme, circondato da palme verdi come il giubbotto che Biro non trovava più. Man mano che si avvicinavano, i ragazzi scorgevano sempre più dettagli del palazzo, fino a quando furono così vicini da poter sfiorare le sue mura decorate con stupendi geroglifici. Per tutto il viaggio nessuno aveva detto una parola, ma adesso lo stupore era troppo grande. Non si era mai visto un palazzo del genere, così grande e così affascinante. Arrivati davanti al pesante portone di legno massiccio, le guardie fecero entrare i ragazzi inchinandosi esageratamente. Dopodiché li scortarono su delle infinite scale che portavano in cima al palazzo circondato da tre imponenti piramidi. “Mi sembra di averlo già visto questo posto…” pensava fra sé e sé Phil. Tutti lo avevano già visto quel luogo, ma non dal vivo, solo sui libri di storia, ed ora avevano l’occasione di vivere quella esperienza in quel posto affascinante, per giunta nel passato. Finito di salire le interminabili scale, i ragazzi, le guardie e le due guide si fermarono per riprendere fiato. “Ora dovete inchinarvi al grande faraone Kamur, intesi?” disse stremato l’omino tozzo “Va bene, ma come ci capiremo noi ed il faraone?” “Vi farò io da traduttore, ho imparato la vostra lingua durante i miei viaggi per il mondo; sapete, sono il segretario del faraone e sono costretto ad andare da un posto all’altro per controllare la situazione. E’ un lavoro faticoso, ma ben pagato” “Capisco, ma chi è l’uomo che ci ha ritrovato nel deserto?” chiese Giulia “E’ mio fratello; sospettava che vi foste persi nel deserto… proprio come dice la profezia, così vi ha portati nel nostro paese e vi ha fatti ospitare dai nostri genitori…” “quale profezi…” Giulia venne interrotta da una voce potentissima. Era il faraone Kamur. “Voi, stranieri, avvicinatevi!” tradusse l’omino tozzo. “Siete al mio cospetto perché la sacra profezia vi cita… voi siete gli unici che possono scoprire il mistero dei desideri.” I ragazzi si guardarono fra lo stupore e la curiosità. “La profezia dice che quattro ragazzi giunti da un paese straniero si smarriranno nel deserto e verranno ritrovati. Questi ragazzi dovranno essere convocati davanti al cospetto del faraone perché solo loro, con la loro abilità e con la loro intelligenza, potranno apprendere il mistero che si cela dietro il desiderio umano.” “Datevi da fare e portatemi qui la soluzione della brama dell’uomo. Con questo ho finito!” Il faraone fu portato nella sua stanza con una lettiga e nella stanza piombò il silenzio. “Ora che facciamo?” “Io vi consiglio di darvi da fare, altrimenti… io vi accompagnerò nell’impresa, nel caso in cui ci siano dei geroglifici da tradurre. Tutto chiaro?” “Va bene, il nostro gruppo risolverà ogni enigma! Ma da dove iniziamo?” 

Capitolo 13: i ragazzi decisero di iniziare la loro impresa nelle stanze segrete del palazzo del faraone, ma nulla da fare. Ormai erano giorni che cercavano qualche indizio o qualche segnale per venire a capo della questione, ma per ora era stato tutto vano. Qualche giorno dopo, però, l’uomo tozzo, di nome Amar, consigliò loro di recarsi nella piramide di Giza perché qualche strana incisione del seminterrato del palazzo rappresentava una pozione proprio all’interno della piramide. I ragazzi, ormai convinti, si trovarono davanti all’enorme costruzione sotto un sole cocente. “Ok, ora dobbiamo trovare tutti il coraggio di entrare. Ho escogitato un piano per non perderci all’interno della piramide: faremo proprio come Teseo nel labirinto; Chiara, che soffre di claustrofobia, rimarrà fuori insieme a Phil, mentre Biro, Amar ed io entreremo con le torce e con un lungo rotolo di seta. Chiara e Phil terranno una estremità del filo, mentre noi tre proseguiremo all’interno, così se ci perdiamo potremo ritrovare la strada del ritorno. Dobbiamo rimanere tutti concentrati e compatti, chiaro?” “Va bene, siamo tutti pronti. Andiamo!” “Aspetta Giulia” disse Chiara “Buona fortuna e… grazie!” Giulia le fece l’occhiolino e si inoltrò nella entrata scura, seguita dai suoi due compagni. L’aria era pesante, come se la piramide fosse stata chiusa per decenni, forse per secoli. La luce della torcia illuminava un profondo corridoio che sembrava non finire mai. Giulia teneva saldamente in mano una estremità del filo di seta e continuava decisa nel suo cammino. “Aspetta, fermati! Qui c’è qualcosa! Dice: -se le scale vuoi salire, l’indovinello devi scoprire-“ lesse deciso Amar “Che indovinello è? Sono bravissimo negli indovinelli!” esclamò Biro “Dice: -1613 è uguale ad 1+1+1?-“ “Facilissimo… certo che sì… se dici tre dici è uguale ad 1+1+1. Più facile di così!” Alle parole di Biro il muro davanti a loro crollò e apparvero delle scale in cima alle quali vi era una grande porta decorata con geroglifici stupendi. I ragazzi e Amar salirono le scale e arrivarono in prossimità dell’entrata. “Sei forse arrivato a destinazione. Sarà questo l’ultimo indovinello?” “Continua, Amar, continua” 
“Sette case contengono sette gatti. Ogni gatto uccide sette topi. Ogni topo avrebbe mangiato sette spighe di grano. Ogni spiga di grano avrebbe prodotto sette misure di farina. Quanto è il totale?” 
“Questa la so!” esclamò Amar “E’ il famoso indovinello di Ahmes lo scriba! Allora… secondo i miei calcoli… lo schema è questo! Le case sono sette, quindi, con un rapido calcolo… 


Anche questa volta la porta si aprì con un fragore indescrivibile. La stanza che videro i tre compagni era la cosa più stupefacente che avessero mai visto: le pareti erano dorate, proprio come il pavimento; dei geroglifici riempivano il soffitto e indicavano il centro della stanza. Lì si trovava un papiro di grandi dimensioni. “Il segreto del desiderio umano!” esclamarono in coro. “Finalmente mi… cioè, finalmente nostro!” disse Amar. Preso dalla foga, l’uomo corse verso il papiro ma inciampò in una piastrella rialzata, che rientrò nel pavimento facendo cadere dal tetto una teca di vetro che cadde proprio sul papiro. “E ora? Che facciamo?” chiese Biro, guardando storto Amar “Aspettate, qui c’è un altro indovinello” osservò il tozzo omino mentre si rialzava. “Dice: Un cavallo che traina il carro del faraone compie a ogni passo mezzo metro. Quanti passi dovrà fare per percorrere un chilometro?” “Mhh… difficile… allora… la risposta dovrebbe essere duemila passi a prima vista...” “No, Biro! La risposta è quattromila! Bisogna contare anche le zampe posteriori!”. In un secondo la teca si ruppe in mille pezzi e Giulia, che aveva risolto l’ultimo indovinello, prese saldamente in mano il papiro. “Complimenti Giulia, bel lavoro. Ma ora è tempo di consegnarmi il segreto del desiderio!” la voce di Amar rimbombò in tutta la stanza. “Cosa?” “Se io consegnerò per primo il papiro al faraone, diventerò il suo erede…quindi non fate storie bambocci, datemi quel tesoro!” Amar mostrò loro un pugnale affilato, minuziosamente decorato a mano, che rifletteva le luci delle torce. “Mai e poi mai!” “Biro, non fare storie, non vedi che ha un coltello in mano? Dobbiamo darglielo…” e Giulia appoggiò delicatamente il papiro nelle mani dell’impostore. “Bene, vedo che tu capisci, a differenza di quello stolto del tuo amico!” “Ehi, vacci piano con le parole! Quello che tu chiami stolto è mio fratello!” Dall’ingresso della stanza sbucò trionfante Chiara, seguita dalle guardie reali e dal faraone in persona. “Cosa? Ma come è possibile! Tu.. non puoi.. ma come hai fatto?” “A dopo le spiegazioni Amar, o forse dovrei dire carcerato numero 216”. Prontamente le guardie si scagliarono sull’impostore che, ormai circondato, si lasciò afferrare senza opporre resistenza. “Tu, proprio tu Amar, mio fedele servitore…non ci si può più fidare di nessuno, neanche del mio segretario. Sei un impostore, e tu lo sai meglio di me che fine fanno gli impostori… sarà già tanto se vedrai di nuovo la luce del sole! Presto, portatelo via, e non fatemelo più vedere!” esclamò risoluto il faraone. “Ora che siete al sicuro, cari i miei ragazzi, leggetemi il mistero del desiderio” il silenzio piombò all’interno della stanza. Quelli che erano geroglifici accuratamente scritti sul papiro divennero parole comprensibili ai ragazzi, proprio come desiderava il faraone. La tensione era altissima. “Giulia, sei pronta?” “Si, allora… IL DESIDERIO E’ IL NOSTRO PUNTO DI RIFERIMENTO, IL NOSTRO OBIETTIVO, LA NOSTRA STELLA. PER RAGGIUNGERE LA NOSTRA STELLA DOBBIAMO IMPEGNARCI E CONTINUARE A CREDERE NEL NOSTRO DESIDERIO. SOLO COSI’ SI PUO’ SCOPRIRE IL VERO MISTERO DELLA BRAMA UMANA. IL SEGRETO E’ DENTRO OGNUNO DI NOI. BASTA SEMPLICEMENTE GUARDARE DENTRO I NOSTRI CUORI.” Un nuovo silenzio penetrò fra le mura della stanza. “Tutto qui? Il desiderio è dentro di noi e dobbiamo impegnarci per raggiungerlo? Ah, tutte fandonie, stracciate quella cartaccia immediatamente!”. Le guardie reali si affrettarono e strapparono in mille pezzi il papiro. Subito dopo il solito fragore del black-out sovrastò le parole del sovrano: TRACK! Il faraone aveva rifiutato il mistero del desiderio! Chi non apprezza il desiderio, infatti, non è degno di conservare nel proprio cuore e nella propria mente il mistero che si cela dietro lo stesso .“Oh no, dove finiremo ora?”. Lo avrebbero scoperto pochi minuti dopo. 

Capitolo 14: Una debole luce filtrava dalle finestre della stanza dove erano finiti i ragazzi. Alle prima luci dell’alba, un brusio di voci confuse invase le orecchie degli amici che, ormai stanchissimi, si erano sdraiati a dormire per terra senza neanche accorgersi che erano finiti nel seminterrato della scuola, proprio dove era iniziato tutto. La prima a svegliarsi fu Chiara che, felicissima per essere ritornata a casa, svegliò tutti con entusiasmo. “Chiara, che bello rivederti qui! Ora dimmi, come hai fatto ad avvisare le guardie e ad arrestare Amar?” “Mentre Phil dormiva” disse Chiara guardando teneramente il suo “amico” “io mi sono accorta delle grida di quell’impostore di Amar, così, senza esitare, sono corsa dal faraone e dalle guardie reali che mi hanno aiutato senza indugi, trattandosi del mistero del desiderio. Così ho seguito il filo di seta fino ad arrivare alla stanza dove vi trovavate. Il resto è storia” “E che storia, sarebbe proprio bello scrivere un libro sulla nostra avventura!” “O forse è meglio un articolo? Il mio orologio segna che oggi è il 17 Gennaio e che quindi domani ci sarà l’open day della scuola Faes Argonne, quindi Phil ed io dobbiamo scrivere la prima edizione del giornalino scolastico e ci manca proprio la parte in cui inserire la storia del mese. E’ perfetto!” “Benissimo, è andato tutto come desideravamo, ma un dubbio mi assale: come ha fatto a passare solo un giorno dalla nostra partenza? Chiese Phil. “L’abbiamo desiderato, giusto? Ebbene, noi siamo gli unici al mondo che sono a conoscenza del mistero del desiderio e l’abbiamo apprezzato, non come il faraone, quindi possiamo desiderare qualsiasi cosa che essa si realizzerà solo con l’impegno e la partecipazione di tutti noi. Per questo è iniziata la nostra avventura! Desideravamo scoprire il mistero che si nascondeva dietro il black-out e siamo riusciti nel nostro obiettivo solo dopo grandi difficoltà, grazie al nostro impegno!” Così, chiariti tutti i dubbi e le domande, tutti tornarono a casa, eccetto Chiara e Phil che, dopo aver salutato il gruppo, si recarono in biblioteca, ormai aperta perché si era fatto giorno, e terminarono la stesura del loro giornalino. “Che bella avventura, vero Phil?” “Certo, ma manca un particolare, il mio. Tieni, è l’unico fiore che ho trovato nel deserto, ed è tutto per te.” Dette queste parole, Phil baciò Chiara senza esitare, ormai consapevole che fra i due era nata una romantica storia d’amore. 

Capitolo 15: Il giorno seguente i ragazzi si ritrovarono davanti all’ingresso della scuola Argonne. Due ragazzi gentilissimi con il sorriso stampato in faccia li accolsero e indicarono loro la strada per raggiungere il posto dove stava avendo luogo l’open day. L’edificio era stupendo e non si addiceva proprio al mondo uggioso di Milano, anche perché all’interno della scuola sembrava che tutto fosse vivo e colorato. Entrati nella scuola trovarono un lauto rinfresco che li attendeva e iniziarono subito a conversare piacevolmente con alunni, genitori ed insegnanti davanti a una bella fetta di 12 
torta. L’aria che si respirava era estremamente piacevole, soprattutto perché tutti collaboravano con gioia e disponibilità. Terminata la torta, Biro, Chiara e Giulia si occuparono della lezione de “Proteggiamo l’ambiente” organizzata dalla famosa rivista per ragazzi Focus Junior di cui i tre ricoprivano l’importante ruolo di incaricati del giorno, mentre Phil e Chiara furono convocati dal preside. Con il cuore in gola, i due innamorati salirono rapidamente le stupende scale di marmo, fino a giungere all’ultimo piano. Qui li attendeva, seduto in un aula, il preside della scuola Argonne. “Prego, sedetevi.” Pur essendo molto gentile, il preside era sempre il preside e quindi incuteva un certo timore ai due ragazzi. “Premetto subito che non sono qui per ammonirvi o per sgridarvi, quindi rilassatevi, vi ho visti un po’ tesi. Volevo semplicemente complimentarvi con voi per l’ottimo lavoro che avete svolto durante la stesura del vostro giornalino. Sta andando a ruba fra insegnanti e alunni! Mi è piaciuto soprattutto l’approfondimento che avete descritto relativamente alla divisione fra maschi e femmine all’interno dei licei Faes e l’accurata descrizione riguardante la disponibilità dei nostri ottimi tutor e quindi dell’eccellente collaborazione scuola-famiglia; è importante che tutti sappiano che è positivo ciò che abbiamo deciso di attuare. Complimenti ancora! Ma ditemi, qual è questo mistero del desiderio che è descritto nella vostra bellissima storia?” “Signor preside, lei desidera saperlo? Le dico solamente che non posso spiegarglielo così, su due piedi. Se si impegnerà nel suo intento lo scoprirà, proprio come abbiamo fatto noi!” 

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