venerdì 31 maggio 2013

I tweet di Mariolina


I tweet di Mariolina
di Paolo Pugni 

Ho avuto la fortuna di ascoltare diverse volte Mariolina Ceriotti Migliarese e ogni volta vorrei non finisse mai.
Ha un dono particolare per rendere eleganti e limpidi tutti gli argomenti che tratta, dandoti quella chiarezza che hai inseguito magari per settimane, e mettendoti dentro quella voglia di fare bene, e concretamente, che ogni genitore sogna quando pensa all’educazione e ai propri figli.
Per fortuna da qualche tempo a questa parte ha anche iniziato a scrivere e così dal giugno 2013 un nuovo volume – Cara dottoressa. Risposte a quesiti sull’educazione e la famiglia- affiancherà La coppia impefetta e La famiglia imperfetta (tutti pubblicati da Ares).

Lo scorso 25 maggio per le scuole Faes la d.ssa Ceriotti ha spiegato ad un folto pubblico che cosa significa ed implica oggi essere genitore.

L’intervento è così ricco che il primo consiglio è quello di ascoltarlo: lo trovate in rete a questo indirizzo e potrete ascoltarlo direttamente o scaricarlo, magari anche per condividerlo.

Oppure potete ascoltarlo direttamente qui



Per sintetizzare e spremere fuori dalla sua chiacchierata almeno qualche pillola utile ad una riflessione abbiamo pensato di proporvi una serie di.. tweet, brevi aforismi che riassumono il pensiero di Mariolina e ci invitano ad elaborare per crescere nel nostro ruolo di genitori.

Eccovene una raccolta. Non si tratta di uno sbobinamento letterale, ma di una rielaborazione delle sue frasi e pensieri a mio carico. 
Buona lettura.

I tweet di MCM

Esiste una differenza tra padre e madre? Esiste una differenza sessuale? È un valore? Dalla risposta a queste domande dipende il nostro modo di affrontare la genitorialità e l’educazione.

È il primo figlio che ci “nasce” genitori: prima siamo solo coniugi.

Diventare genitori non è un diritto, è un dono: la differenza è sostanziale. Se fosse un diritto io sarei portatore di un privilegio e avrei giuste pretese da far rispettare; se è un dono allora sono responsabile della sua conservazione e crescita, ho doveri e devo badare al suo bene.

Il miglior modo per essere genitore e fare come se si fosse genitori affidatari: è la distanza affettiva –un amore totale ma consapevole della realtà- il modo migliore per crescere ed educare un figlio.

Riprodursi è clonare, è animale: generare è dare la vita.

Il bambino non ha bisogno del genitore, ma dei genitori. Insieme.

La stabilità della coppia, la fedeltà, è un bene per tutta la famiglia e specialmente per i figli.

Quello che i figli temono della separazione dei genitori non è affatto quello che invece teme il genitore (perdere l’amore). Il bambino non ha paura che il genitore non lo ami più, ha paura di perdere il suo mondo di riferimento, che è fatto dai due genitori insieme in quello specifico “ambiente” fatto sì di luoghi, ma soprattutto di relazioni, tradizioni, abitudini, certezze.

In una separazione il mondo dei figli muore per sempre. E lascia strascichi.
Fare il bene del figlio non è colmarlo d’affetto, a volte troppo, ma dare loro cose buone: essere saldi nel mondo per lui importante.

Noi costruiamo sempre la nostra genitorialità a partire dalla nostra esperienza di figli e dal modello dei nostri genitori: per emulazione come per rigetto.

La differenza di sesso è sancita dalla genetica: ogni nostra cellula è marcata XX o XY e in nessun altro modo.

Una differenza genetica così marcata (ogni singola cellula della mia persona è marcata in modo inequivocabile) non può non avere una influenza nel mio stare al mondo.

La scelta del gender non è genetica, ma una decisione culturale.

Si nasce maschio o femmine, si diventa uomini o donne.

La pienezza dell’umano si costruisce nella relazione.

Disuguaglianza è diverso da differenza: disuguaglianza è disvalore, è offesa della pari dignitià di ogni essere umano, è discriminazione. Differenza è ricchezza, è valorizzazione, e specificità, è dono.

La differenza, come la scelta, comporta limiti ma soprattutto ricchezze.

È alla nascita di un figlio che donna e uomo si scoprono diversi: nel modo con il quale si pongono con la nuova creatura.

La madri sentono il mondo interiore del figlio, cosa che ai padri è negata.

Il codice materno è “ti proteggerò da ogni difficoltà”, quello del padre “ti insegnerò ad affrontare le difficoltà”

Diventare genitori non vuol dire perdere la coppia, anzi è doveroso rafforzarla per il bene dei figli

L’ipertrofia delle aspettative produce fragilità e depressione: un genitore che dice “bravissimo” al figlio per ogni cosa che fa produce un mostro incapace di mettersi in gioco. L’autostima si genera nel mettersi alla prova e lottare fino a che si ha successo: un genitore deve accompagnare il figlio in questo percorso, non precluderglielo.

Il figlio non è mai il terzo in una relazione paritaria.


Nel’immagine dei primi passi c’è il succo della genitorialità: la madre lascia il figlio perché si fida del marito; il padre c’è ed è lì che aspetta il figlio per prenderlo, spostandosi lentamente indietro per fargli fare un passo in più; il figlio lascia la madre e vede che c’è il padre pronto a prenderlo e si fida di entrambi.

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