venerdì 14 giugno 2013

Genitori che fanno i compiti?


Quante volte vi sarà capitato di aiutare i vostri bambini a fare i compiti il pomeriggio o la sera? E alzi la mano chi aiutandoli li ha anche "spinti" verso la soluzione giusta prima che ci arrivassero loro? Sapendo che magari non era il modo giusto ma che in quel momento non trovavate nessun altro modo per fargli capire la soluzione! 
Tranquilli, siete in buona compagnia! Alcuni recenti studi fatti dalla commissione di Psicologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore dimostrano che i compiti svolti a casa per la maggior parte delle volte vengono visti come compito più dai genitori che dai figli. 
In una conferenza svoltasi a febbraio, il team della Cattolica formato da specialisti del settore, ha cercato di aiutare genitori e studenti a migliorare questi aspetto spiegando il motivo per cui è importante che siano gli studenti stessi a portare a termine i compiti.
Proponiamo oggi l'articolo di Maria Villone, apparso su Presenze, il bimestrale dell'Unicatt, in cui si spiegano queste motivazioni.



"E' un immagine frequente nella scuola italiana, quella del genitore che a casa svolge i compiti al posto del figlio e ritorna a scuola insieme a lui, gioendo dei successi strappati alla prole e mortificandosi per un brutto voto ricevuto. Il tema dei compiti a casa, una questione da sempre aperta e problematica, è stato affrontato, lo scorso febbraio, nell'ultima iniziativa del Servizio diPsicologia dell Apprendimento e dell'Educazione, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore : un' intera giornata, tra conferenze di specialisti e laboratori, rivolta a studenti, genitori e insegnanti per indagare meglio questo territorio ibrido - come ha sottolineato Alessandro Antonietti  (professore ordinario di Psicologia Generale - in cui la scuola si prolunga nelI'ambito famigliare, riscuotendone i più diversi, e talvolta drammatici, effetti. "Individuare il senso dei compiti - ha spiegato Manuela Cantoia - non è sempre facile", proprio perché essi coinvolgono una molteplicità di soggetti che hanno esigenze differenti, ed è tenendo insieme tutte queste esigenze che un insegnante può trovare la ricetta del compito perfetto' un compito che venga impostato a scuola e che sia inerente al lavoro fatto in classe, che necessiti di tempi contenuti e che contemporaneamente contenga una novità stimolante per lo studente; che, infine, ottenga sempre un feedback da parte del docente. Ma le funzioni dei compiti, di cui ha parlato diffusamente Marisa Giorgetti, ricercatrice che si occupa dei temi riguardanti le attività cognitive scolastiche nei bambini, ragazzi, non sono solo inerenti l'apprendimento nelle sue varie modalità, bensì riguardano soprattutto l'allenamento alla fatica e allo sforzo, lo sviluppo del senso di responsabilità e del dovere, I'imparare a gestire il tempo e le informazioni. Per questi motivi è molto importante che anche i genitori sappiano
bene quale ruolo compete loro come ha spiegato Emanuela Confalonieri, docente di Psicologia dell'educazione e dello sviluppo, "Lo studente ha bisogno di sentirsi protagonista della sua esperienza scolastica, perché questo costituisce un importante dispositivo motivazionale ". Ai genitori presenti è stato fornito anche qualche consiglio per attivare buone pratiche in famiglia: ad esempio, meglio stabilire un momento, che sia sempre lo stesso, dedicato ai compiti e che il bambino li svolga in un ambiente privo di distrazioni, facendo riferimento sempre allo stesso genitore' "Meglio i papà delle mamme, che di solito sono più sensibili e troppo coinvolte". Partendo dall'analisi del problema dei compiti, si è arrivati a delineare il ritratto della scuola ideale, una scuola in cui si sviluppi una buona collaborazione tra insegnanti e genitori, entrambi, con ruoli diversi, responsabili della formazione dei ragazzi, "Gli insegnanti - ha sottolineato Annella Bartolomeo - dovrebbero rendersi disponibili ad aiutare i genitori a capire come gestire i il loro ruolo, importantissimo ed enorme:  sostenere la motivazione dei loro figli a migliorarsi e a imparale"."

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