lunedì 15 dicembre 2014

Il dilemma dei compiti a casa

Partendo da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera qualche giorno fa a firma Gianna Fregonara, abbiamo chiesto a due docenti delle nostre scuole, Marcello Bramati (liceo Argonne) e Laura Stagni (primaria Monforte) cosa ne pensano dei compiti a casa da assegnare agli studenti.

Questo l'articolo del Corriere.
Forse non tutti i genitori se ne sono accorti o ne hanno consapevolezza, specie dopo le otto di sera quando sono chini sui libri di testo dei figli, ma in dieci anni i compiti sono diminuiti. In media in Italia ogni settimana i quindicenni studiavano a casa 10 ore e mezza alla settimana, due ore e sei minuti al giorno, sabato e domenica esclusi. Oggi le ore dedicate ai compiti sono nove, in media. Il triplo di quelle dei ragazzi finlandesi, che vantano un sistema scolastico di prim’ordine, e dei coreani che per i compiti non usano più di tre ore alla settimana. Nove ore sono comunque troppe, si legge nella relazione che accompagna i dati elaborati dall’Ocse-Pisa 2012 e presentati ieri dall’organismo di Parigi che ha analizzato i dati di oltre cinquecentomila studenti in tutto il mondo.


Troppe, perché «i dati raccolti in questi anni evidenziano che dopo quattro ore di compiti alla settimana, il tempo ulteriore investito nello studio ha un impatto trascurabile sui risultati scolastici». Insomma, a sentire gli esperti, dati alla mano, i compiti andrebbero dimezzati. Eppure sfogliando il rapporto si scopre che in Italia, a conforto di studenti e genitori, i ragazzi che fanno più compiti a casa vanno meglio a scuola: hanno risultati superiori di 15 punti nella scala Ocse.

Cioè i compiti alla fine servono. Non a sanare i buchi e le mancanze del sistema scolastico - il nostro nonostante sia migliorato negli anni non è certo tra i più efficienti - né a sostituire un insegnante poco preparato o una scuola mal organizzata. Spiega Francesca Borgonovi, analista dell’Ocse-Pisa e consulente del Miur: «I dati di questa rilevazione dimostrano che la qualità dell’offerta formativa, l’organizzazione del sistema scolastico e la preparazione degli insegnanti sono molto più importanti della quantità di compiti che vengono assegnati a casa nel determinare la preparazione accademica dei ragazzi». Insomma, tanti compiti non fanno un buon sistema scolastico.
Ma l’abitudine di affidare ai compiti una parte della formazione dei ragazzi crea anche un altro non secondario problema: nei compiti sono migliori i ragazzi dei licei e in generale quelli che appartengono a famiglie «socioeconomicamente avvantaggiate», in altre parole, affidare l’apprendimento ai compiti è discriminatorio e aumenta la disparità tra ricchi e poveri, chi ha meno possibilità fa in media meno compiti e ha risultati peggiori.


La soluzione potrebbe essere abolirli? È vero che la tendenza a diminuirli è forte e proprio all’inizio di quest’anno - dopo che l’ex ministro Maria Chiara Carrozza aveva invitato ad andare nei musei o a leggere un libro nelle vacanze di Natale -, è rispuntata una circolare ministeriale del 1969 (protocollo 4600) mai abolita che aveva per oggetto il divieto di dare compiti nel week end, allora definito «il riposo festivo degli alunni». In Francia Hollande aveva proposto di eliminarli, e ora sul tavolo del ministro Giannini c’è una lettera aperta di un’insegnante che chiede per queste vacanze di abolirli, lasciando riposare i ragazzi. 

Marcello Bramati - liceo Argonne
"La scuola può insegnare moltissimo: senza pensare al piano delle virtù, per semplicità, ci si può limitare ad individuare due campi irrinunciabili, quello delle conoscenze e quello delle competenze. Tra le competenze principali, si individua con chiarezza quella dell'organizzazione del proprio tempo, da mettere a punto nei pomeriggi, insieme all'organizzazione del proprio lavoro, che non può trovare altra collocazione se non nei tempi di non scuola.
Il discorso è molto lungo, ma in breve si può affermare che la scuola 'funziona' se insegna a spendere bene il tempo che separa una mattina dall'altra.
A scuola si deve fare scuola bene, e non è certo semplice, ma senza un tempo dedicato alla scuola al di là delle mura, allora sarà troppo facile relegare a quelle quattro mura cultura, organizzazione, richieste e metodi.
La scuola serve per essere più colti e più consapevoli di sè al di fuori di essa, altrimenti è possibile, e facile, trovarsi di meglio da fare.
Non è semplice fare scuola, non è semplice essere studenti, non è semplice fare i genitori: tutti avvertiti! Tocca a noi."

Laura Stagni – primaria Monforte
"Il compito a casa non deve essere il "prolungamento" degli esercizi che si eseguono a scuola , bensí un breve e mirato rinforzo PERSONALE. Ciò permetterà al bambino la riflessione sugli obiettivi nuovi che devono essere compresi individualmente e un riscontro per l'insegnante che deve capire se l'alunno ha raggiunto nuove competenze.  Ecco perché il genitore non dovrebbe intervenire nella compilazione del compito stesso, proprio per fare in modo che, sia il bambino sia l'insegnante siano in grado di capire se gli obiettivi nuovi sono stati compresi e raggiunti. Un altro discorso vale per lo studio delle materie orali che se, ben impostato a scuola con l'insegnante, a casa deve essere un momento di rielaborazione personale e di esercitazione di verbalizzazione dei contenuti."

martedì 9 dicembre 2014

I progetti di solidarietà delle ragazze premiate lo scorso anno con “Il Campioncino”

Lo scorso anno le ragazze della Secondaria Monforte si sono meritate nell’ambito della premiazione “Il Campione”,  il premio “Il Campioncino”, un riconoscimento attribuito a studenti o classi che si sono distinte per il loro impegno solidaristico.

Anche quest’anno le ragazze non si sono tirate indietro  e si dedicheranno ad alcune attività di solidarietà orientate alle necessità della nostra città ed del nostro quartiere.


Il progetto è ad ampio respiro e prevede diversi momenti.
  1. Sostegno concreto alla San Vincenzo della parrocchia di San Nereo Achilleo (viale Argonne). I volontari della associazione San Vincenzo, sono venuti nelle classi prime A e B nella giornata di martedì 25 novembre a testimoniare la loro esperienza e la loro attività di sostegno a ben 82 famiglie italiane e straniere della zona. La proposta dei consigli di tutte le classi è quella di raccogliere, durante l’Avvento, i risparmi delle alunne per comprare pacchi spesa destinati a queste famiglie. La raccolta dei fondi sarà proposta a tutte le ragazze della Secondaria, mentre la spesa e la consegna della merce acquistata verrà effettuata da alcune ragazze di prima secondaria. 
  2. Visita agli anziani del Nuovo Focolare in zona via Porpora. Le classe Seconda e Terza Secondaria si recheranno in dicembre e gennaio a far visita agli anziani residenti al Nuovo Focolare, casa di riposo in zona via Porpora: potranno esibirsi in scenette, canti e giochi per far passare un momento di allegria a queste persone che sono spesso sole. Inoltre avranno l’opportunità di farsi raccontare le storie di questi anziani al fine di sentirsi più solidali e vicine e imparare da questi “nonni” adottivi per un giorno. L’esperienza degli anni passati ci fa essere certe che sarà un successo. 
  3. Il 23 gennaio le alunne di Seconda e Terza Secondaria visiteranno la mostra ‘Dialogo nel buio’ presso l’Istituto dei Ciechi di Milano. L’esperienza particolarmente coinvolgente permette alle ragazze di vestire i panni delle persone non vedenti per un percorso che dura circa un’ora. 

giovedì 4 dicembre 2014

Argonne e Olimpia Milano in un unico grande team!


La prima e la seconda secondaria di primo grado Argonne hanno partecipato al progetto One Team promosso da Olimpia Milano. Il tema che abbiamo trattato è stato il gioco di squadra e di conseguenza sono emersi tutti i valori che lo sport può trasmetterci (collaborazione, lealtà, rispetto delle regole).

Il progetto  è pensato per far sperimentare ai ragazzi comportamenti collaborativi sviluppando la loro capacità di integrarsi, aiutarsi reciprocamente, perseguire insieme degli obiettivi positivi. Il tutto attraverso il gioco del basket!

I ragazzi impareranno e sperimenteranno che la vittoria è frutto di un lavoro di squadra, in cui tutti concorrono all’obiettivo finale. Tutti sono importanti e hanno un contributo da dare e la sconfitta non è un onta, ma si è comunque gratificati, se si è lavorato insieme  per raggiungere l’obiettivo.

Il primo incontro con un allenatore dell'Olimpia è avvenuto presso la nostra mensa e con lui i ragazzi hanno interagito tantissimo! 
Il secondo incontro è avvenuto nella storica palestra del Palalido, i ragazzi hanno sostenuto un allenamento a tema sul gioco di squadra.
Il terzo momento ci ha visto protagonisti sul parquet del Forum d'Assago: gli studenti hanno dato il cinque ai giocatori prima del match dell'Olimpia con quasi 12000 spettatori sugli spalti.

Dopodiché sono andati in tribuna a fare la curva del tifo positivo con bandiere e tamburi! Immaginabile la felicità e l'entusiasmo con cui i nostri ragazzi hanno partecipato al progetto.







martedì 2 dicembre 2014

GIFT CARD FAES: Quest’anno scegli un regalo che vale di più!

Quest’anno puoi scegliere di regalare sport, tempo libero, educazione, musica, creatività, formazione, una lingua straniera …..  è nata la Gift Card FAES.

Con la Gift Card FAES puoi regalare un corso tra quelli proposti da FAES Academy e contemporaneamente dare un sostegno economico alla onlus Harambee Africa International.

Le Card sono disponibili nelle segreterie delle Scuole FAES in tagli da 25, 50, 100 euro, e potranno essere utilizzate da chi le riceve per accedere ai corsi FAES Academy attualmente disponibili e per quelli del prossimo anno scolastico.

Parte del valore di ogni carta verrà donato ad Harrambee All togheter for Africa, progetto per la lotta alla malnutrizione in Costa d’Avorio.

Info: segreterie delle scuole, info@faesmilano.it

Harambee Africa International è una onlus nata  in occasione della canonizzazione di Josemaría Escrivá), fondatore dell'Opus Dei, promuove iniziative di educazione in Africa e sull'Africa: progetti di sviluppo nell'area Sub-Sahariana e attività di comunicazione e sensibilizzazione nel resto del mondo, allo scopo di approfondire la conoscenza della cultura africana.

La magia del Natale moltiplica il valore di un dono.


lunedì 1 dicembre 2014

Le Scuole FAES Argonne e Monforte tra i licei migliori di Milano


www.eduscopio.it : ovvero la classifica delle migliori scuole confrontando i risultati universitari degli studenti

Nella classifica stilata da Eduscopio, una piattaforma digitale realizzata dalla Fondazione Agnelli i  licei Argonne e Monforte risultano ai vertici.

Eduscopio è uno strumento realizzato dalla Fondazione Giovanni Agnelli che le famiglie italiane potranno consultare per la scelta della 'migliore' scuola superiore per i propri figli. "Entro poche settimane  -  spiega John Elkann, vicepresidente della Fondazione Agnelli  -  mezzo milione di studenti e le loro famiglie in Italia dovranno scegliere a quale scuola superiore iscriversi. Per una ragazza o un ragazzo è la prima grande scelta della vita, un momento importante e per molti aspetti decisivo per il suo futuro". Ogni anno, le famiglie attraverso il passaparola cercano di capire quale sia la scuola che offre la migliore preparazione ai propri figli.

"Per aiutarli a scegliere la scuola migliore - continua Elkann  -  la Fondazione Giovanni Agnelli ha creato un nuovo strumento, Eduscopio.it  un sito web a disposizione di tutti, gratuito che permette di confrontare le scuole italiane, a partire dal modo in cui hanno preparato i loro diplomati per il percorso universitario". In altre parole, la fondazione di Torino ha preso come indicatore di qualità dei singoli istituti le performance universitarie di quasi 700mila matricole in tre diversi anni accademici: il 2009/2010; il 2010/2011 e il 2011/2012.

Mettendo a confronto ed elaborando statisticamente i dati dei voti conseguiti nelle singole materie superate dai ragazzi e i crediti acquisiti entro il primo anno, di cui è stato possibile risalire all'istituto superiore di provenienza, è stato elaborato un indice di qualità-quantità che permette di confrontare gli istituti dello stesso indirizzo.

Un altro risultato che premia il lavoro di tutto il team FAES.






venerdì 28 novembre 2014

It was the night before Christmas


Le scuole FAES Monforte e Argonne sono liete di ospitare un doppio incontro dedicato alle favole di Natale in inglese per i bambini di 4 e 5 anni.

English storytime e laboratorio creativo di Natale.

Vi aspettiamo martedì 9 dicembre presso la scuola Monforte di via Amadeo 11 e mercoledì 10 dicembre presso la scuola Argonne di via Fossati 2 dalle 16.30 alle 18.00.

NON MANCATE!

giovedì 20 novembre 2014

FAES Argonne: Avvento di solidarietà


Anche quest’anno la Scuola FAES Argonne vuole dare un contributo concreto alla Suore Francescane che gestiscono la mensa di via Ponzio.

In questo periodo di Avvento abbiamo quindi attivato una raccolta  di materiali, suggeriti dalle Madri stesse.
Approfittando di  questa bellissima occasione, i maestri incaricati ed i professori parleranno ai vostri figli dell’ importanza della Generosità e della  Solidarietà.

I materiali suggeriti sono: 
  • spazzolino + dentifricio
  • pacchetto di cioccolatini

Potranno essere portati in classe, fino a giovedì 4 dicembre. 

Poi, una volta conclusa la raccolta, tutti i doni verranno consegnati alle Suore dai ragazzi stessi.


mercoledì 19 novembre 2014

Nonni Day!

Iniziano gli appuntamenti dedicati ai nonni!
Dopo i genitori i nonni sono infatti le persone che più vogliono bene ai nostri bimbi.
E per ogni bimbo il nonno e la nonna sono persone speciali. 
I bimbi di 5 anni e le loro maestre vorrebbero dedicare un pomeriggio ai loro nonni e alle loro nonne e renderlo indimenticabile!

Venerdi 28 novembre dalle 13,45

Insieme alla nostra direttrice Fiorenza Seghetti accoglieremo i nonni nelle classi dove organizzeremo dei fantastici laboratori creativi.
Dopo tanta creatività, alle ore 16,00 una gustosa merenda tutti insieme.
E nei prossimi mesi l’iniziativa verrà proposta anche nelle altre classi!

Vi aspettiamo!!!

domenica 16 novembre 2014

Ambrogino d’oro al FAES

40 anni di eccellente attività educativa premiati dalla città di Milano.


E’ dal 1925 che la città di Milano consegna il 7 dicembre un riconoscimento ad alcuni cittadini particolarmente meritevoli: le Civiche Benemerenze intitolate al Santo Patrono.

Quest’anno Il 7 dicembre, quando saranno consegnati gli Ambrogini, verrà premiata con questo importante riconoscimento l’Associazione FAES.
Fra le motivazioni del riconoscimento c’è quella di “additare alla pubblica estimazione tutti coloro che con opere concrete abbiano giovato alla città di  Milano”, possiamo dire che le Scuole FAES da 40 anni lavorano per promuovere la collaborazione tra famiglia e scuola nell’educazione dei giovani e in questi anni hanno formato ormai più di 10.000 studenti milanesi.

Nel 1974 quando un gruppo di giovani famiglie ha dato vita alle Scuole FAES  non era facile parlare di famiglia e scuola, ma le persone che si riunivano in quell’Associazione pensavano di perseguire un progetto costruttivo e fondato su valori profondi.  
L’intento era quello di far nascere una scuola dove le famiglie e gli studenti trovassero strumenti di formazione personale e culturale capaci di resistere alle mode e ai condizionamenti.

Quel temerario proposito va avanti ormai da 40 anni!
Un bel regalo per tutti, per il lavoro fatto da ciascuno.

giovedì 13 novembre 2014

Giornata Mondiale della Gentilezza


Oggi, martedì 13 novembre, è la Giornata Mondiale della Gentilezza. La data non è stata scelta casualmente, in quanto coincide con la giornata di apertura della Conferenza del "World Kindness Movement", il movimento mondiale per la gentilezza, svoltasi a Tokio nel 1997 e conclusasi con la firma della Dichiarazione della Gentilezza.

Nella giornata di oggi, dunque, ci si dovrebbe sentire spinti, più di altre volte, a riflettere sulla bontà dei nostri gesti e delle nostre parole. Basta poco per rendere il mondo migliore, ma non sempre ci ricordiamo di essere parte della soluzione alla scortesia, alla maleducazione ed alla tensione come atteggiamenti e stati d'animo che magari più di una volta al giorno ci appaiono imperanti, non soltanto nella normale vita domestica o lavorativa, ma anche semplicemente affacciandoci sulle pagine dei Social Network, dove toni indelicati e frasi taglienti stanno contribuendo a trasformare il web in una valvola virtuale di sfogo sempre più priva di gentilezza.

Per cercare di porre fine ad arroganza e maleducazione, proviamo a seguire lo slogan che l'associazione "Gentletude" ha prescelto per promuovere la Giornata della Gentilezza: "La gentilezza, come un virus, coinvolge chiunque ne venga a contatto. Il 13 novembre è l'occasione perfetta per diffonderla". Il virus dell'arroganza e dell'aggressività dovrebbe essere sostituito dal seme della gentilezza, nei confronti delle persone che incontriamo o con cui entriamo in comunicazione.

A Tokio, la Dichiarazione della Gentilezza si era conclusa con parole che invitavano alla cura e alla protezione di tutti coloro che ci circondano, persone e amici animali, e dei luoghi in cui ci troviamo a vivere. Lo sottolinea nuovamente l'associazione "Gentletude", in occasione della speciale giornata odierna dedicata alla gentilezza. Ciò in cui dovremmo impegnarci è: "guardare oltre noi stessi, oltre i confini dei diversi paesi, oltre le nostre culture, etnie e religioni. Insomma, di renderci conto che siamo cittadini del mondo e che, in quanto tali, abbiamo spazi e presenze da condividere, abbiamo dei luoghi pubblici da curare, degli animali da proteggere, un sistema da conservare e uomini da accogliere e valorizzare. Se vogliamo dare avvio a un miglioramento, se vogliamo raggiungere l'obiettivo di una coesistenza non solo pacifica ma anche di crescita, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e le nostre cure su quello che abbiamo in comune. Solo così possiamo essere parte di un mondo migliore".

L'associazione ha deciso di mettersi in gioco in prima persona per poter contribuire alla diffusione della gentilezza e vuole coinvolgere gli utenti del web e non solo in un'iniziativa che prevede la possibilità per privati e aziende di scaricare dal web dei bigliettini da stampare e da distribuire nella giornata di oggi.

Essi recitano così: "Ci sono giorni che non sono uguali agli altri. Facciamo di tutto per ritrovare il piacere di essere gentili. Grazie". Una delle possibilità, è quella di posarli sulla scrivania dei colleghi, a fianco di una caramella o di un cioccolatino, per iniziare a compiere dei gesti concreti di gentilezza.

Essere gentili non costa nulla e fa bene sia agli altri che al nostro animo. Perché allora non impegnarci di più ad esserlo tutto l'anno?

martedì 11 novembre 2014

#unamoredilibro Semplicità e passione, così si insegna a leggere davvero


di Paolo Di Stefano


Si dice che bisognerebbe far di tutto per innalzare il tasso della lettura in Italia. Si fa pochissimo, ma qualcosa si fa: per esempio, le Giornate della lettura (Libriamoci) volute dal ministero dei Beni culturali e dal ministero dell’Istruzione, per comunicare il piacere del leggere. Un’iniziativa cui il Canale Scuola del Corriere ha dato il suo contributo, aprendo l’hashtag #unamoredilibro per chi volesse segnalare il suo libro preferito. 
Si trattava semplicemente di leggere ai giovani dei brani ad alta voce, senza immagini, senza schermi, senza musiche, in silenzio, affidati solo alle corde vocali di scrittori, insegnanti, giornalisti, attori, cantanti, persino ministri. Il commento, eventualmente, veniva dopo. Ma non un commento scolastico: un commento sentimentale, perché si voleva trasmettere un’emozione, semplicemente , l’emozione che ispira un’opera amata, e dire le ragioni di questo amore. 

Mi è capitato di leggere in due aule magne di Milano stracolme una celebre pagina della Cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda, non un autore facile. Una vecchia madre vaga in solitudine nella casa ripensando al figlio morto e cercando i resti di una vita negli oggetti, nei muri. Non una lettura allegra. Poi qualche poesia (Montale, Saba...) e magari un paio di pagine da Pinocchio: la fuga del burattino dal Gatto e dalla Volpe, che sembra la sequenza rocambolesca di un film d’azione. Insomma, cose semplici , niente di speciale si direbbe, se non fosse stata invece la scoperta banale di un meccanismo-base, la parola detta e l’ascolto, senza mediazioni. 

Noi adulti spesso, pensando ai più giovani, immaginiamo masse ottuse distratte da tutto, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi fissi sui tablet. Ma alla fine, davanti a quei ragazzi pensavo: com’è facile, in fondo, richiamarli all’attenzione, all’ascolto, senza esercizi ermeneutici, scomposizioni strutturali, analisi, comunicando una passione autentica, se c’è, che si incrocia con la vita. 
Certo, questa passione deve esserci: nella comunicazione con i ragazzi la passione è (quasi) tutto, purtroppo. Dico purtroppo perché la passione non te la puoi inventare. Gli insegnanti, a differenza di altri professionisti, sono pressoché obbligati ad averla, la passione, un sentimento contagioso come il suo contrario, la noia e l’obbligo. Ma la domanda è: gli insegnanti sono a loro volta lettori entusiasti, al punto da riuscire ad accendere il desiderio irresistibile di leggere? Per non dire dei genitori... 

Si sarà notato che ho usato spesso l’aggettivo «semplice» e l’avverbio «semplicemente». Forse, per restituire ai ragazzi il piacere di leggere, bisognerebbe tornare, sin dall’infanzia, a questa azione primitiva, originaria, che è stata per secoli una delle pratiche più intense e più affascinanti per l’essere umano: il racconto a voce alta, i genitori ai figli, gli insegnanti (e non solo loro) agli studenti. È veramente impossibile che qualcuno (padre, madre, docente) imponga il piacere del leggere senza provarne piacere egli stesso. E ci si chiede, guardando negli occhi questi ragazzi, come faccia una società a promuovere la lettura se gli adulti la considerano l’ultima delle attività degne di attenzione. Basti pensare che non esiste in Italia una politica di promozione del libro e che in un mondo dominato dalla pubblicità non è mai stato elaborato un messaggio in grado di trasmettere l’idea del leggere come piacere profondo, ricco, indispensabile per la vita. 


Mi diceva un’insegnante di italiano: «Sa, questi ragazzi anche volendo non hanno tempo di leggere, perché tornano a casa e devono mettersi a studiare per il giorno dopo». Verrebbe voglia di invitare gli studenti alla ribellione. Al motto: studiare meno, leggere di più. 

mercoledì 29 ottobre 2014

La lezione di Lisa Simpson

di Marta Serafini

Nell’episodio «Le ragazze vogliono solo sommare», Lisa Simpson chiede al preside Skinner: «Non è sbagliato non poter ricevere un’istruzione matematica perché sono donna?». Tornata a casa la piccola Lisa rivolge la stessa domanda alla madre Marge che ricorda i bei tempi in cui da ragazza si applicava allo studio degli integrali. «Poi è arrivato Homer e non sono stata più in grado di fare calcoli. Ma questo a te non succederà», racconta la mamma alla figlia. 

Lisa, in realtà, non ha bisogno di molti consigli. E’ sempre stata una ragazzina sveglia. Femminista, liberale, ambientalista, illuminata. Da quando è nata a Springfield, 25 anni fa, ne ha fatta di strada. Così tanto che oggi Newsweek la celebra come la paladina dell’istruzione e della scienza al femminile. «Lisa è un grande modello soprattutto perché alla prima occhiata non lo sembra», ha spiegato Suw Charman-Anderson, creatrice dell’Ada Lovelace Day che ha l’obiettivo di promuovere le materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) tra le donne.

Lisa insomma è una di noi, perché è solo una delle tante ragazzine di oggi che, pur avendo interesse per le scienze, si sentono rispondere «piccola, lascia stare quella è roba da maschi». Le ragazzine però sono toste e non ci stanno.
Perché sanno bene che mentre il tasso di donne che si iscrivono a corsi di studio scientifici cresce a ritmo esorbitante (negli Usa è al 57,1 per cento) il loro ingresso nel mercato del lavoro rimane del tutto incoerente con la loro formazione. 

Il rischio però è di diventare delle nerd con gli occhiali dalle lenti spesse, come se dedicarsi alle scienze voglia dire per forza rinnegare la propria femminilità e creatività. Per studiare matematica Lisa è costretta a travestirsi da uomo, deve fare a botte per entrare a far parte del gruppo rinnegando quello che in cui crede. Un po’ come la matematica francese Marie-Sophie Germain che a cavallo tra Settecento e Ottocento si trovò a dover lavorare sotto lo pseudonimo maschile di Antoine-August Le Blanc per non essere esclusa dagli ambienti accademici.

Per aggirare il problema però basta andare all’origine. Secondo Chiara Burberi, un passato da manager, «se da piccola ti senti ripetere tutti i giorni che la matematica è una cosa da maschio, è difficile che te ne interessi». Uno spunto di riflessione da cui partire perché, come raccontano molte ragazze, i genitori e l’educazione hanno un ruolo fondamentale nel percorso di studi che si andrà scegliere. 


Per gli esperti, infatti, gli stereotipi di genere si formano a quattro anni. Le bambine imparano che materie come l’ingegneria e la tecnologia sono prettamente maschili, mentre le femmine sono più portate, per esempio, all’insegnamento nelle scuole. Il tutto tagliandosi fuori da un mercato del lavoro redditizio come quello dell’informatica e della programmazione. Mentre basterebbe essere consapevoli che di fronte al sapere non ci sono differenze di genere.

lunedì 20 ottobre 2014

Social network, in arrivo anche in Italia l’educazione digitale

di Valentina Santarpia, da corriere.it


Portare Facebook e Twitter a scuola significa avere una classe di ragazzi e ragazze distratti dai propri smartphone? Niente affatto, perché social network non va confuso con socializzazione, e esistono almeno dodici modi giusti che i docenti possono adottare per usare in maniera proficua le piattaforme digitali in classe. 
E’ questa la tesi sostenuta su Edutopia, un sito Usa dedicato all’educazione, da Vicky Davis, un’insegnante americana esperta di nuove tecnologie. Il decalogo della Davis, tra il serio e il faceto, stimola i docenti a «ricordare che siamo nel 21° secolo» e che è inutile continuare a predicare che è necessario aiutare i bambini a superare il gap digitale, se poi gli insegnanti non sono i primi ad essere disposti a comunicare online. «I social media sono qui, sono solo un’altra risorsa e non una distrazione dalle materie di insegnamento», spiega la curatrice dell’articolo, snocciolando consigli. Qualche esempio? «Twitta o posta degli interventi a nome della classe», oppure «Usa i social network per connetterti alle altre classi», o ancora «Crea un account twitter per un progetto speciale», o «Usa Youtube per pubblicare una presentazione o un’esibizione dei tuoi studenti». Tutti esempi validi per la scuola statunitense, che è all’avanguardia nell’uso del digitale. 
Ma in Italia, a che punto siamo? Secondo il decimo rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, il 90,3% dei giovani a partire dai 14 anni utilizza Facebook e il 54,8% possiede uno smartphone. Eppure, da uno studio realizzato dalla rete dell’istruzione europea, Eurydice, l’Italia è uno dei pochi Paesi che non ha previsto alcuna forma di insegnamento relativo all’educazione digitale a livello di scuola primaria e secondaria.

Un gap che potrebbe essere risolto a breve: è stata appena depositata una proposta di legge che punta proprio a introdurre nelle nostre scuole «l’insegnamento di educazione e cittadinanza digitale», con tanto di individuazione di un «docente educatore digitale» individuato nell’ambito del collegio dei docenti, che collabori con tutti gli altri insegnanti a realizzare progetti digitali nell’ambito delle proprie materie. Una sorta di tutor, che stimola gli altri docenti meno preparati o motivati nel settore informatico a usare gli strumenti tecnologici moderni per arricchire e integrare i propri insegnamenti, rendendoli più adeguati al mondo moderno.

La legge dovrebbe servire a dare un approccio digitale nazionale ad un Paese come il nostro che invece, sul digitale, viaggia «a due velocità», come spiega Caterina Policaro, insegnante in un istituto tecnico agricolo di Potenza ma soprattutto formatrice di docenti sul fronte digitale e attivissima blogger. «Ci sono scuole attrezzatissime, che usano Facebook, molto meno Twitter, per affiancare i siti istituzionali e presentare le iniziative della scuola, per fare orientamento, per condividere le esperienze. Poi ci sono le scuole dove, grazie a docenti illuminati, si usano social network chiusi, come Edmodo, oppure Moodle, per fare esperienza didattica: in questo caso si riesce a diversificare la lezione usano il social come piattaforma virtuale dove insegnanti e studenti lavorano insieme a progetti e si scambiano in tempo reale pareri e informazioni. Ma poi ci sono anche le scuole assolutamente legate alla burocrazia, ai vecchi modelli tradizionali, dove il digitale è visto come un mondo lontano e complesso». La solita Italia spaccata in due, insomma, dove però stavolta non è la linea geografica a segnare il confine, ma la volontà e la preparazione culturale dei presidi e dei docenti.

«Negli ultimi due anni la situazione sta migliorando, grazie anche alle novità introdotte sulla possibilità di adottare i libri digitali, ma soprattutto perché i social network stanno diventando parte della vita di tutti noi: gli insegnanti finalmente stanno passando dal punto di vista dell’osservatore- di abitudini giovanili- a quello dell’utilizzatore- di uno strumento che può aiutare la condivisione col resto del mondo». Certo, quando un prof vede arrivare sulla propria pagina Facebook la richiesta di amicizia di uno studente o una studentessa, può trovarsi in imbarazzo: «Non è questione di vietare o non vietare relazioni di amicizia su Facebook tra docenti e alunni- spiega Policaro- E’ questione di capire come dovrebbero rapportarsi i docenti in una relazione in primis sociale, poi didattica, che include, a qualunque livello, anche i social network e quindi l’interazione online attraverso mail, chat, social network ecc. Io sono dell’idea che un docente debba operare sempre secondo ben precisi standard comportamentali e presentarsi quindi sempre all’esterno come professionista dell’educazione e quindi modello per i ragazzi. Aggiungo: ed essere sempre se stesso. In classe, come online».

Quando comincia l’uso dei social network a scuola? 
L’utilizzo più massiccio riguarda le scuole superiori: anche se a volte si comincia un po’ prima dei tredici anni, mentendo sull’età, sono i ragazzi tra i 13 e i 18 anni i maggiori utilizzatori, e quindi le scuole superiori quelle dove si svolgono gli esperimenti più interessanti e avanzati.


Di fronte a tanta vitalità, però, ci sono ancora tantissimi punti deboli: «I social potrebbero essere usati molto meglio- spiega Elena Pacetti, ricercatrice in Didattica e Pedagogia speciale del Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Bologna- Negli altri Paesi ci sono molte altre esperienze, abbiamo ancora tanti margini di miglioramento per mettere in comune le nostre conoscenze e uscire dalla logica della scuola tradizionale. I nodi critici? L’alfabetizzazione degli insegnanti, che dovrebbero essere istruiti per capire limiti e potenzialità dei mezzi. E poi il fattore tempo, che spesso frena il cambiamento: come ho scritto in diverse ricerche, per poter far crescere l’uso dei social a scuola, i docenti devono dedicarvi tempo, non possono liquidarli sostenendo che non fa parte dei loro compiti. Al giorno d’oggi, i ragazzi sono sempre connessi, i social network fanno parte della propria quotidianità, ed essere on line come educatori fa la differenza».

lunedì 13 ottobre 2014

Faes: Sportello Primaria Informa


Il passaggio dalla Scuola dell’infanzia alla Scuola primaria è un passaggio delicato per i nostri bambini. L’ingresso alla Scuola Prima coincide per il bambino con il completamento di un processo di crescita che lo porta al passaggio da un mondo soggettivo a una realtà oggettiva governata da regole condivise, in cui dovrà compiere uno sforzo di adattamento, adeguandosi a ciò che la nuova realtà gli richiede.
E’ un po’ come uscire dal confine protetto della propria casa, da solo, con il proprio bagaglio di esperienze costruite nei 5 anni precedenti e avventurarsi verso un mondo nuovo, verso la crescita, verso la vita, con le sue sfide e i suoi rischi.
Un nuovo percorso è sempre carico di emozioni, anche e forse soprattutto per i genitori che per la prima volta vedono il proprio bimbo, la propria bimba su di un sentiero nuovo.

Per aiutare i genitori a sciogliere tutti i dubbi e le domande su questo tema e per individuare per ciascun figlio la strada più adatta perché questo passaggio sia il più educativo possibile, gli insegnanti delle Scuole FAES sono disponibili a rispondere a tutti i vostri quesiti.

Per appuntamenti potrete contattare le segreterie Argonne o Monforte: 02 2668671.

info@faesmilano.it