Quali sono i nuovi media? Perchè sono importanti? In che modo influenzano i giovani al giorno d'oggi? L'abbiamo chiesto a Raffaele Chiarulli e a Eleonora Fornasari in questa intervista esclusiva per FaesBook.
Che cosa vuol dire “leggere i media”?
Per ragazzi giovani e
alla ricerca di certezze e modelli, la televisione spesso sostituisce le figure
adulte di educatori come punto di riferimento, soprattutto rispetto a temi che
con i genitori si affrontano poco. Per esempio, sul tema del rapporto tra
ragazzi e ragazze, Beverly Hills ha
delineato uno schema valido per tutti i successivi teen drama (per teen drama intendiamo le serie
televisive dirette espressamente al pubblico degli adolescenti e che hanno gli
adolescenti come protagonisti):
l’unica preoccupazione in Beverly Hills era passare l’idea che il sesso
andasse fatto “protetto”, senza
che ci fosse mai spazio per voci e posizioni diverse. Ecco allora che “educare” non basta.
Dipende in che modo si educa e a quali visioni del mondo. “Leggere” i media,
pertanto, significa non essere passivi rispetto ai contenuti ma essere
spettatori critici perché consapevoli.
Quando si dice ‘media’ oggi che cosa s’intende? Quali sono i media del 2014?
Dire ‘media’ oggi
significa anche e soprattutto dire “internet” e “social network”. Adolescenti e
giovani passano ormai molto più tempo on line che non con i media tradizionali
ma qui bisogna fare un distinguo. Molte persone sono “connesse” ma di fatto su internet
ascoltano la radio, guardano la tv, leggono i giornali, scaricano film e serie
televisive. Anche su Facebook, o su altri network analoghi, spesso ci si
scambia canzoni, tavole di fumetti, sequenze di film o di telefilm prelevate da
youtube, articoli tratti dai siti dei quotidiani, ecc. I supporti, quindi,
diventano via via più sofisticati ma i contenuti spessissimo sono gli stessi di
sempre. I sociologi della comunicazione cavillano sul confine che separa l’essere
utenti dall’essere spettatori ma in gioco, da sempre, c’è la responsabilità di
ciò che si comunica e di come lo si comunica. È qui, partendo dalle radici
degli atti comunicativi, che è stato pensato il nostro modulo per le scuole.
Perché è importante oggi saperli leggere?
La
comunicazione è ormai talmente invasiva che un’alfabetizzazione a riguardo è
necessaria. È utile avere delle armi di disinnesco, in presenza di
comunicazioni volte a tendere dei tranelli (per esempio film che veicolano
visioni del mondo negative o ideologiche), o – senza per forza evocare scenari così
foschi – è utile semplicemente conoscere le regole di una comunicazione sana
per avere relazioni sane con gli altri individui. La natura relazionale di internet,
in cui ognuno è autore e lettore di messaggi che circolano continuamente, è
sotto questo aspetto un forte richiamo.
In che modo i media influenzano la nostra vita?
Oggi i giovani sono
esposti continuamente a una massiccia quantità di figure, spesso provenienti
proprio dal mondo televisivo, capaci di influire e modificare i loro schemi di
comportamento, le loro convinzioni e opinioni. Per esempio, per i padroni dei media, l’obiettivo principale
spesso è vendere e gli utenti vengono trattati, in quest’ottica, come
consumatori. In questa visione, bambini e ragazzi sono la categoria sociale
maggiormente presa di mira, perché più sensibili e plasmati dalle mode
consumistiche. Con la nascita di serie indirizzate esclusivamente a loro, i
giovani diventano un nuovo target da colpire e per cui creare specifici
prodotti di consumo. Non è un caso che i teen drama siano terreni di coltura di tendenze e mode:
abbigliamento, trucco, rituali, tutto diventa “icona”, cioè modello per milioni
di giovani telespettatori, nonché consumatori. Imparare a riconoscere questo
tipo di influenza dei media, può aiutare certo a essere più consapevoli e
quindi liberi.
Che consigli potete dare per imparare a leggere… tra le righe?
R. Chiarulli: Io suggerisco sempre di non
accontentarsi mai della prima lettura, di quella più superficiale. Dietro la
sceneggiatura di un film (parlando invece di cinema e soprattutto di quello
americano, che i ragazzi guardano più di altri), c’è un lavoro di limatura e
perfezionamento che dura anni e che coinvolge tante persone. Il risultato di
questa sedimentazione di esperienze e idee è talmente perfetto che spesso anche
gli spettatori più esperti faticano a cogliere il cuore di un film a una prima
visione. I film belli andrebbero visti più volte, esplorati. L’immediatezza del
linguaggio audiovisivo fa dimenticare che ogni ritorno sul luogo del delitto
porta alla luce nuove tracce.
Faccio un esempio:
quest’anno ho fatto vedere Gravity in
due scuole. Quasi tutti i ragazzi hanno letto il film come un thriller spaziale
pieno di effetti speciali ma vuoto di anima. Ripercorrendo la trama, invece, ho
mostrato loro come il film celebrasse la rinascita del senso religioso
nell’uomo moderno che ha perso il centro di gravità. Erano sorpresi da questa
lettura e interessati ad andare a fondo delle storie che avrebbero guardato da
lì in poi.
Di quali argomenti trattate nel corso
per le scuole Faes?
E.
Fornasari: Il modulo sulla televisione, si concentra sulla visione e
l’analisi di alcune tra le serie tv più attuali, con un’attenzione critica
particolare al genere del teen drama, da molti definito il
“romanzo di formazione” per adolescenti dell’epoca moderna, con tutto quello
che tale definizione comporta. Attraverso l’analisi dei personaggi e delle
trame, i ragazzi sono guidati a individuare gli elementi narrativi e testuali,
utili a decodificare il mondo narrativo di riferimento. Dopo la fase di analisi, chiedo ai
ragazzi di mettersi in gioco e di dare spazio alla loro creatività, servendosi
di tutti i mezzi che hanno imparato a conoscere attraverso le lezioni teoriche.
In
gruppi, i ragazzi elaborano quindi una loro idea di racconto seriale da
sviluppare in termini di personaggi, temi, ambienti e linee narrative: la
cosiddetta “bibbia di serie”, che viene poi presentata davanti a tutta la
classe.
R.
Chiarulli: Alla Monforte abbiamo guardato insieme la trilogia di Ritorno al futuro, un classico
intramontabile. Abbiamo lavorato insieme sulla crescita del personaggio,
dall’inizio della saga fino alla sua conclusione, e sullo sviluppo del tema del
film. Ho sfidato le ragazze a considerare come il primo episodio della trilogia
sia un racconto di formazione in cui il protagonista adolescente impara
progressivamente a guardare la propria famiglia con uno sguardo più adulto. Il
salto nel tempo è una metafora del salto generazionale che siamo chiamati a
compiere quando finisce l’età della spensieratezza. Contestualmente all’analisi
del film, abbiamo ragionato sulla funzione dei generi del cinema classico, su
come la fantascienza e il fantasy ricoprano il ruolo che avevano in passato il
mito e la fiaba. Abbiamo approfittato per raccontare aneddoti e toglierci
qualche curiosità su come funziona il mondo del cinema.
All’Argonne abbiamo
analizzato due figure di eroe, in Batman
Begins e in Argo. Due film
diversissimi: il primo è un cinecomic,
un film d’avventura tratto da un fumetto; il secondo è il resoconto un po’
romanzato ma nel complesso veritiero di una rischiosissima operazione segreta
fatta dalla CIA nella Teheran della crisi del 1979. In entrambi i casi, il
protagonista è chiamato a compiere delle scelte rischiose: c’è in ballo l’uso
della responsabilità personale.
Qual è la risposta dei ragazzi? A che
cosa sono più interessati?
R.
Chiarulli: Molto positiva. Alla Monforte abbiamo avuto anche più tempo
per conoscerci e creare il giusto clima di fiducia reciproca. C’è stato anche
un fuoriprogramma, in una mattina in cui metà della classe era fuori per
un’altra attività: abbiamo sospeso il programma per un’ora e, nell’attesa che
arrivassero le compagne, le ragazze mi hanno chiesto di parlare della Grande bellezza. Alcune di loro
l’avevano visto in televisione e non si erano capacitate dei premi, del
clamore. Abbiamo ragionato insieme su cosa fosse quel film, cosa rappresentasse
e perché, di fronte agli osanna, piacesse così poco al pubblico. Ho trovato le
ragazze molto attente, curiose, protese a capire e a farsi domande.
All’Argonne abbiamo avuto meno tempo
per rompere il ghiaccio e qui la collaborazione dei docenti è stata essenziale.
Con il professor Bramati abbiamo mostrato ai ragazzi come i racconti
cinematografici obbediscano alle stesse regole narrative della letteratura, dei
fumetti, della musica... e, quindi, che i mondi del sapere che stanno
conoscendo a scuola, in maniera che può sembrar loro frammentaria, sono invece
collegati. I feedback dai maschi sono stati meno evidenti ma quando i ragazzi
ascoltano in silenzio è un buon segno.
Che
bilancio potete far sin qui di questa esperienza con i licei Faes?
R.
Chiarulli: Assolutamente positivo. Ciò che ci preme sottolineare è che
questo corso è un esperimento in fieri
e siamo contenti di avere riscontri dai ragazzi, dagli insegnanti e dalle
famiglie per adattarci sempre meglio, insieme ai tempi che corrono e che
cambiano, alle esigenze della scuola. Vorrei concludere ringraziando la dottoressa Chiara Toffoletto,
che fino all’anno scorso ha guidato il nostro team e che quest’anno per motivi
professionali ha dovuto cedere il testimone, e la dottoressa Maria Chiara De
Leonardis, che due anni fa condusse un mini-corso di etica della comunicazione
con le ragazze del triennio.
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