venerdì 30 gennaio 2015

LAST CALL: Ti aiutiamo a scegliere il liceo


MARTEDI’ 10 febbraio dalle 17 alle 19,30

Ormai il momento delle iscrizioni alle superiori si avvicina per gli studenti della terza media, ma non tutti hanno le idee chiare.
Molti si sono già orientati verso un liceo, ma non sanno ancora quale liceo potrebbe essere il più adatto.
Per chi non avesse ancora le idee chiare le Scuole FAES propongono un test per stabilire competenze logico-matematiche, lessicali  di comprensione e schematizzazione del testo..
Il Test non ha scopo valutativo, ma vuole essere un aiuto per individuare le aree di interesse di ciascuno e capire verso quali settori del sapere siete più orientati.
L’esito del test vi verrà consegnato la sera stessa e contestualmente potrete confrontarvi con alcuni docenti dei Licei.
Per iscriversi al test:

Scuola FAES Monforte
Via G. A. Amadeo, 11 Milano

02 2668671

martedì 27 gennaio 2015

DIET CONFERENCES: 11 febbraio un nuovo appuntamento



Una nuovo appuntamento DIET CONFERENCES gli incontri “a basso contenuto di noia” in cui i liceali incontrano e intervistano personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’arte e del giornalismo.
Il prossimo 11 febbraio a raccontarci il suo punto di vista sarà Giovanni Bruno direttore editoriale di Sky Sport.
Giovanni Bruno il volto e la voce degli sport olimpici, di tutto ciò che gira lontano dal pallone e dagli stadi, il cui lavoro quotidiano contribuisce in modo importante a trasmettere al pubblico quella passione per lo sport e i suoi eroi che è alla base del successo degli sport stessi.

11 febbraio ore 19,00
Scuola FAES Monforte

Via G.A. Amadeo 11 Milano

lunedì 19 gennaio 2015

Filastrocche, cartoni e tablet. L’inglese si impara con il gioco


di Elvira Serra dal Corriere della Sera

I bambini si confondono quando intorno a loro si parlano più lingue?«No, hanno la capacità innata di discriminare i diversi suoni linguistici». Apprendere due lingue richiede uno sforzo eccessivo per un bambino? «No, l’apprendimento delle lingue durante la prima infanzia è qualcosa di naturale e privo di sforzo. Questa capacità decresce a partire dalla fine della prima infanzia, verso i 5-6 anni, fino all’adolescenza, intorno ai 12». Non a caso, quella è l’età in cui le lingue straniere diventano materie scolastiche al pari di matematica, storia, geografia e italiano: difficile, a quel punto, trovarle «simpatiche». A meno che non siano state vissute, prima, come un gioco. 

Dubbi e curiosità sul bilinguismo: quello vero, di chi ha un genitore di un Paese straniero, e quello acquisito, di chi arriva alle scuole medie disinvolto come un principe ereditario grazie a corsi, lezioni private, vacanze ed esperienze all’estero. La psicolinguista Maria Teresa Guasti spiega quale deve essere, sempre, il punto di partenza: la motivazione. Quella dei genitori si intuisce facilmente: vogliono dare ai figli una marcia in più, uno strumento capace di aiutarli a farsi strada nel mondo. Difficile, però, farlo capire ai bambini, per i quali l’obiettivo principale nel loro germoglio di vita (oltre a quello di essere molto amati da mamma e papà) è mangiare, dormire e giocare. Ecco perché Guasti avverte: «Se imparare una nuova lingua significa giocare, allora i piccoli saranno felici di farlo». 
Filastrocche e canzoni sono alleate infallibili. Ma non bisogna sottovalutare l’effetto di una qualsiasi Peppa Pig in lingua originale. E se esercizi, puzzle, giochi a tema vengono fatti su un tablet o su uno smartphone, tanto meglio. «In questo caso il bambino sarà instradato non soltanto al bilinguismo, ma a quello che a me piace chiamare plurilinguismo: dove c’è l’aggiunta, cioè, del codice digitale. Per tacere del fatto che nella galassia Internet non accedere all’inglese significa restare esclusi da almeno il 90% dei contenuti per l’infanzia», chiosa Paolo Ferri, autore di I nuovi bambini (Rizzoli). 

Oltre alla motivazione di cui abbiamo scritto sopra, ci vuole metodo. «Serve un progetto educativo specifico per ogni età», avverte Susanna Mantovani, psicopedagogista dell’Università Bicocca di Milano. Proprio per questo, a suo dire, è meglio un insegnante dalla pronuncia un po’ così, ma dalle ottime doti di educatore, di un perfetto madre lingua che non sa entrare in relazione con i bambini. Aggiunge: «Un’ottima soluzione è affidare i laboratori di arte, musica, scienze o tutte le attività ricreative a persone straniere, perché saranno credibili e naturali: per dire, un cuoco inglese può essere molto efficace. Non amo, per esempio, quelle italiane che per vezzo o eccesso pedagogico parlano ai figli in inglese o francese: è forzato, un bambino ha bisogno di relazionarsi con i genitori nella lingua madre, appunto. La mamma non è una maestra, la lingua ha a che fare con l’identità e con il profondo». 
Imparare l’inglese o il francese o lo spagnolo o il tedesco vuol dire apprendere un modo di emozionarsi, di esprimersi, di comunicare. «Si impara una lingua da un punto di vista pratico, ma anche mentale: e coincide con l’apprendimento di un nuovo modo di vedere le cose, un altro punto di vista», aggiunge la psicologa Federica Mormando. 
Ma è fondamentale farlo in un contesto preciso. «È inutile imparare meccanicamente: una seconda lingua prende significato all’interno di una realtà di comunicazione di vita vera», puntualizza Carla Rinaldi, presidente di Reggio Children, network educativo ormai presente in oltre 120 Paesi del mondo che prese ispirazione dalla «teoria dei cento linguaggi » del pedagogista Loris Malaguzzi. «Tanti sono i modi per esprimersi dei bambini», conclude Rinaldi. «È una nostra responsabilità stimolarli e aiutarli a sperimentarli tutti».

venerdì 9 gennaio 2015

La Monforte ai fornelli per il concorso "La Scuola per Expo 2015”


Il 9 gennaio 2015, tutte le alunne della scuola Primaria Monforte , coordinate dalla maestra Laura Stagni, si sono cimentate come cuoche e hanno preparato nelle cucine della Scuola un pranzo per la Direzione e le Docenti della Scuola Monforte.

Tutto il lavoro in cucina, preparazione e impiattamento è stato documentato con foto e filmati che verranno inviati  al concorso intitolato "La Scuola per Expo 2015".

Il menu molto ricco nonostante il nome fosse "Spending review"  comprendeva le seguenti portate:
  • ANTIPASTI: bruschette, pomodori gratinati e tortino al farro
  • PRIMO: gnocchetti acqua e farina al pesto
  • SECONDO: cordon bleau di melanzane e zucchine tonde
  • DOLCI: brownies al cioccolato , torta di mele  e lecca lecca alla nutella
  • FRUTTA: spiedini di frutta mista

Come potete vedere dalle foto i piatti erano curatissimi e noi che abbiamo anche assaggiato possiamo dire che era tutto veramente buonissimo.


Complimenti alle cuoche!!!




mercoledì 7 gennaio 2015

Un restauro al laser. Una mamma FAES mette a disposizione la sua professionalità


Nelle scorse settimane la dott.ssa Giuliana Pignolo,
restauratrice nel campo del restauro scientifico-conservativo di dipinti antichi, moderni e contemporanei, opere cartacee, opere lignee e monumentali e mamma di una studentessa delle Scuole FAES, ha messo a disposizione la sua professionalità per un’attività didattica di argomento scientifico con le classi della Scuola Secondaria Monforte.

La dott.sa Pignolo, coadiuvata da una sua assistente, è intervenuta con un'apparecchiatura laser, sulla statua della Madonna collocata nella Chiesa della Scuola Monforte.
“La statua è in gesso e la pulitura laser è l'ideale per la sola rimozione delle polveri superficiali coerenti ben adese, senza che si intacchino gli strati di colore” ci spiega la mamma restauratrice.
L'intervento è abbastanza complesso ma è stato realizzato attrezzando un'area cantiere protetta in Cappella.

Qual è il vantaggio dell’uso del laser nel restauro? “Nel restauro il laser ha il grosso vantaggio della minima invasività: per azioni su aree molto fragili o alterate. Il massimo controllo: la rimozione del degrado è perfettamente calibrata, si lavora su spessori di pochi micron per singolo impulso.
Offre ampia versatilità: si usa infatti dal patrimonio lapideo ai metalli, dalle opere lignee agli arazzi,  fino alle dorature e anche dipinti contemporanei”.
Alla fine del lavoro con le studentesse la dottoressa Pignolo commenta:

“Resta il fatto che per me è comunque sempre una grandissima emozione "vivere" l'interesse delle ragazze; il lavorare con loro é sempre estremamente entusiasmante “.